Mettiamola
così, oggi se ti piace lavorare e, soprattutto, se aspiri a fare il lavoro che
ti piace, devi darti da fare e superare i limiti delle tue possibilità ogni
volta che ti metti in gioco.
Se
ami le sfide, il divertimento è assicurato!
Prima
di mettersi all'opera però c'è un ulteriore elemento da considerare… parti in
solitaria o in compagnia?
Da
ex tennista non posso negare che le attività individuali abbiano il loro
fascino: no stress, gestione e organizzazione del tempo e delle risorse, con
pause e ritmi serrati, secondo le proprie esigenze e preferenze.
Non
c'è bisogno di negoziare né di discutere con nessuno e quando alzi la coppa, la
soddisfazione è totale.
Ma,
pensandoci bene, alla fine dell'opera con chi si può veramente condividere il
successo? A chi si dà la pacca sulla spalla? Con chi si può scambiare uno sguardo
d'intesa che esprime quel: "… E
anche stavolta nonostante tutti gli imprevisti, i problemi e i casini ce
l'abbiamo fatta!"?
Se
torno alla mia infanzia, ricordo i tre bellissimi anni della squadra di
pallavolo: ci si scambiava consigli, si studiavano delle piccole tattiche e
soprattutto se non si era in campo si sostenevano i compagni con i cori e la
tifoseria.
Ecco,
settimana scorsa mi è sembrato di tornare indietro di (aiuto!!!) 18 anni.
Il
vecchio pulmino questa volta era un treno e al posto dei miei amichetti dei
tempi c'era una squadra del tutto nuova che, grazie al suo capitano, ha saputo
accogliermi come una di loro.
E
allora siamo partiti… ciak, si gira!
Nei
lavori di gruppo le energie richieste sono per certi versi maggiori, bisogna
sviluppare una certa diplomazia, una buona dose di pazienza e una comprensione
vicendevole. Le esigenze di uno diventano inevitabilmente quelle del gruppo e
gli sbagli del singolo diventano errori da risolvere con collaborazione e con
nervi saldi.
Si
divide tutto, dall'ultima fetta di torta del pranzo, all'unica penna rimasta
che ha ancora l'inchiostro, dalle emozioni, passando per i guanti, indispensabili per resistere ad una
mattinata ventosa in riva al lago, ai cosiddetti scazzi.
Ehi
ma vogliamo parlare di tutto ciò che ti resta dopo un'esperienza del genere?
Ogni
volta che si chiude un lavoro del genere mi rendo conto della bellezza del
creare legami e dell'imparare a fidarsi delle persone, perché se la vita non è
questo, allora che cos'è?
Naturalmente
sotto il profilo professionale non bisogna dimenticare quanto si può
migliorare: c'è sempre qualcosa da imparare, capisci l’importanza dei lavori
che solitamente restano un po’ nell’ombra e di quei piccoli (ma innumerevoli) dettagli
che, completata l'opera, fanno la differenza. (Grazie Luca!)
…
E se tutto va bene ti fai anche un po' di cultura musicale e scopri che i Joy
Division sono davvero fichissimi! (Grazie di nuovo Luca!)
E
poi quando la missione è compiuta il piacere della condivisione è totale: non
ci si chiede più di chi era l'idea o chi ha sbagliato di più, quelle pacche
sulle spalle e quei famosi sguardi parlano da soli e riempiono il cuore.
In
fondo il lavoro di squadra è meglio di una moltiplicazione: ognuno mette il
massimo e riceve in cambio una cifra di soddisfazione innumerevolmente superiore.
E
voi? Vi sentite più tennisti o pallavolisti?